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Pasticceria Pepe: tra storia, tradizione e innovazione con prodotti da export

La famiglia Pepe spiega come nasce la pasticceria Pepe e chi è il maestro Alfonso Pepe. Tra Sant’Egidio del Monte Albino e Pagani c’è un dolce tesoro che si chiama pasticceria Pepe. Il mercato dalla pasticceria Pepe coinvolge l’Italia, la Francia, Spagna, Germania e il Giappone. La pasticceria ha lasciato e lascia una profonda impronta identitaria tanto alla città di Pagani quanto a quella di Sant’Egidio del Monte Albino. Tuttavia i prodotti utilizzati, per realizzare i dolci, hanno il profumo non solo delle 2 rispettive città ma anche di altre realtà cittadine del Salernitano e Napoletano. In questo periodo natalizio c’è una mole di clienti che compra i dolci alla pasticceria. Anna Pepe, un membro della famiglia Pepe, si trova alla cassa, riesce abilmente a fronteggiare la fitta clientela. Anna, durante uno dei suoi rari momenti di tranquillità, ha colto l’occasione di spiegare che tipo di prodotti la clientela acquista di solito in questo periodo, «i clienti acquistano i panettoni, dolci natalizi, torroncini e i babà». Al laboratorio ci sono i fratelli di Anna, Prisco e Giuseppe. I due sono specializzati in settori diversi: Prisco per i dolci classici e la cioccolateria; mentre Giuseppe per i panettoni. I due sono volti noti del mondo televisivo, sono stati recentemente ospiti al programma televisivo «Artisti del panettone», che è andato in onda su Sky Uno. La famiglia Pepe vanta inoltre una serie di prestigiosi premi legati alla pasticcera. Ma dove si fonda il successo della pasticceria Pepe? I fratelli Pepe precisano: «La qualità dei prodotti, il lavoro di squadra della famiglia e l’umiltà». Il primo fratello a credere nella pasticceria è stato il maestro Alfonso Pepe, che è venuto tristemente a mancare nel 2020. Alfonso era un pioniere, un ricercatore, un abile viaggiatore. «Non amava farsi chiamare maestro o chef, bensì artigiano», commenta Teresa Vitolo, moglie di Alfonso Pepe. L’abilissimo artigiano dei dolci ha avuto il primato di aver diffuso il panettone al Sud Italia ed è stato il primo a utilizzare il lievito madre per la realizzazione del panettone. La sua passione per i dolci si evince bene dai suoi viaggi didattici, fatti per conoscere le varietà di cacao. Alfonso parte dal basso, è figlio di contadini, ma porta dentro di sé una forte passione per la pasticceria. Lavora dallo zio, poi in alcune pasticcerie del Salernitano. Ha l’idea di aprire un laboratorio nel 1986 alle spalle del cimitero di Pagani, in Sant’Egidio del Monte Albino. Lui coinvolge anche i fratelli. Inizialmente lavorano Alfonso e Prisco, poi collaborano Giuseppe e Anna. Precisano Giuseppe e Prisco: «Siamo stati alcuni anni in quel laboratorio. Realizzavamo zeppole e cornetti e ci occupavamo della fornitura di dolci».  Negli anni ’90 si spostano nel luogo ove si trovano ora, dunque decidono di produrre in proprio. Inizialmente lavorano d’asporto. In questo momento Alfonso Pepe produce il suo panettone. Spiega Giuseppe: «Mio fratello Alfonso capì che il panettone al Nord Italia aveva una grande fama, dunque scelse di diffonderlo al Sud Italia. Non fu facile realizzare un panettone fatto con il lievito madre. Adesso lo utilizzano tutti, prima non l’usava nessuno». Dal 2018 i fratelli Pepe hanno rinnovato il locale, così come si presenta oggi, e da due anni hanno aperto la pasticceria senza glutine. I fratelli provano una grande forma di rispetto per Alfonso e portano avanti la voce del fratello e, più in generale, della pasticceria. Alfonso ha lasciato una forte impronta anche nel cuore della moglie, Teresa Vitolo, «ho conosciuto Alfonso nel lontano ’91, lui e i suoi fratelli erano già affermati nel mondo della pasticceria. Alfonso era già alla ricerca della pasta lievitata. Ci siamo fidanzati e poi sposati nel ’94. È stato, io dico lo è, un grande amore. È stato un professionista leale nei confronti dei suoi colleghi. Con me non c’era quasi mai e, quando stava con me, mi dedicava frammenti di una giornata. Io lo capivo perché sapevo di aver sposato una persona che non era un impiegato, lui era un artigiano e non aveva orari prestabiliti. Mio marito era un pioniere: il suo sogno era di aprire la pasticceria e poi, una volta aperta, di aprire la pasticceria senza glutine. Desiderava aprire la pasticceria senza glutine perché voleva permettere alle persone con problemi di alimentazione di consumare i dolci». Alfonso Pepe ha vinto tantissimi premi, Vitolo ricorda il premio più sentito del marito che è «World pastry stars», lui non è potuto andare a ritirarlo «perché, commenta Vitolo, era in pieno percorso della malattia». La più grande eredità che Pepe ha lasciato alla moglie sono i figli. Vitolo diffonde il buon nome del marito donando, quando ci sono appositi momenti, i panettoni ad artisti e personaggi noti dello spettacolo. «Sono contenta quando gli artisti apprezzano il panettone. Tuttavia provo un grande orgoglio quando sono le persone anziane ad apprezzare il panettone, mi ricordo il commento di due di loro che hanno detto: vogliamo comprarlo  perché vogliamo assaggiare un panettone buono». Con la dipartita di Alfonso, «molti, sia i clienti che i colleghi, credevano che, dopo la morte di nostro fratello, non saremmo riusciti a gestire la pasticceria. Ora lavoriamo molto di più. La forza della pasticceria è la famiglia» commentano i fratelli. Giuseppe, membro dell’Accademia dei Maestri del Lievito Madre e del Panettone Italiano, ha ereditato da Alfonso l’arte nel realizzare il panettone con il lievito madre.  Non è facile realizzare un panettone col lievito madre, a spiegarlo è proprio Giuseppe: «Il lievito va curato attentamente come un bimbo, deve essere ben bilanciato perché a volte può essere più acido o meno acido». Oggi i panettoni sono più di 20 tipologie, ogni anno, spiega Giuseppe, «aggiungiamo qualche gusto». Oltre ai fratelli Pepe, c’è anche Francesco Pepe, il figlio di Alfonso, che porta avanti il nome del padre. Francesco lavorava saltuariamente col padre, Alfonso, a raccontarlo è la mamma: «Mio figlio Francesco, racconta Vitolo, frequentava il corso di laurea in Scienze dell’alimentazione e lavorava alla pasticceria. Mi ricordo un’espressione che diceva sempre al padre: “Con quello che tu fai e con ciò che io studio vedrai dove arriveremo”. Veniva nei fine settimana per aiutare, perché io gli dicevo di respirare l’aria della pasticceria».  Vitolo manifesta il suo forte amore per suo marito, «dopo aver vissuto accanto a quella persona di un certo spessore, aver condiviso con lui progetti, pensieri e quant’altro, non ritrovarlo più è devastante. Non lo immagino mai come una persona che non ci sia più, io lo immagino che sia in giro per il mondo. Lui ha viaggiato ovunque, in ultimo siamo stati in Messico con tanti colleghi».  Conclude, «adesso ho un grande progetto che parla di lui, per scaramanzia non ne parlo, perché preferisco vederlo realizzato». Alfonso è «vivo» anche per i fratelli Pepe: «Per noi è ancora qui tra noi». A giustificare la loro risposta è un’immagine di Alfonso, che sembra accogliere i clienti all’ingresso della pasticceria.

Scritto da: Marco Visconti
Pubblicato su: Le Cronache di Salerno

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